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‘And Now the Great Day Had Come, the 14th of May, 1865!’: Anna Vivanti-Lindau e il seicentenario dantesco*

 

ABSTRACT

Nel 1865 la letterata tedesca Anna Vivanti-Lindau lascia la sua abitazione londinese per compiere un viaggio nel Mediterraneo assieme al marito Anselmo. Tappa fondamentale del tour è Firenze, dove la letterata, grande estimatrice di Dante, si reca con l’intento di assistere alle celebrazioni del seicentenario dantesco. Nel suo resoconto di viaggio A Journey to Crete, Costantinople, Naples and Florence. Three Months Abroad, Vivanti-Lindau rievoca il soggiorno fiorentino, offrendo un report del festival dantesco. Riflettendo la ricezione ottocentesca politico-risorgimentale di Dante, ella individua nell’autore della Commedia il padre e profeta dell’Unità italiana e, insieme, il simbolo di una libertà che andava oltre i confini del territorio italiano. Il presente contributo propone una lettura analitica delle pagine del Journey dedicate al seicentenario, contestualizzandole nel quadro della fortuna ottocentesca di Dante nel periodo in cui si muove Vivanti-Lindau, con particolare attenzione alla ricezione britannica del poeta negli anni a cavallo dell’unificazione italiana.

Disclosure Statement

No potential conflict of interest was reported by the author(s).

Notes

1 In Izumi Ōmura et al., Familie Marx Privat: Die Foto-Und Fragebogen-Alben Von Marx’ Töchtern Laura Und Jenny: Eine Kommentierte (Berlin: Akademie, 2005), p. 332.

2 In uno scritto rivolto a Carducci, Annie Vivanti rievoca la sua infanzia ricordando la ‘dolce mamma tedesca’ che ‘parlava di poesia italiana con suo fratello Rudolph Lindau’ (Annie Vivanti, ‘Giosuè Carducci’, Nuova Antologia, 208 (1906), 369–80, p. 369). Per una ricostruzione più dettagliata della biografia di Vivanti-Lindau e del suo soggiorno inglese, rimando a Frances Clemente, ‘A Journey to Crete, Constantinople, Naples and Florence. Three Months Abroad di Anna Vivanti-Lindau. Impressioni di una letterata tedesca sulla Napoli del secondo Ottocento’, Intersezioni. Rivista di Storia delle Idee, XLI.1 (aprile 2021), 25–43.

3 Anna Vivanti-Lindau, Der Herr und seine Leidenschaft. Novelle, in Der Salon für Literatur, Kunst und Gesellschaft (Leipzig: Verlag von A. H. Payne, 1878), Band 1, pp. 513–30; Anna Vivanti-Lindau, Neue Märchen (Verlag Schottländer: Breslau, 1887), Illustrationem von Christian Wilhelm Allers; Geoffrey Chaucher, Ein Apriltag, trad. da A. Vivanti-Lindau, in Der Salon für Literatur, Kunst und Gesellschaft (Leipzig: Verlag von A. H. Payne, 1876) Band II, p. 794; Edgar Allan Poe, Der Rabe, trad. da A. Vivanti-Lindau, in Der Salon für Literatur, Kunst und Gesellschaft (Leipzig: Verlag von A. H. Payne, 1878), Band I, pp. 355–57.

4 Giosuè Carducci, ‘Liriche di Annie Vivanti’, Nuova Antologia, XXVII.III (1890), 748–49, poi in Giosuè Carducci, Edizione nazionale delle Opere di Giosuè Carducci (Bologna: Zanichelli, 1937), pp. 441–42.

5 Karl Marx, Letters to Dr. Kugelmann (London: Martin Lawrence, 1934), p. 101.

6 Ōmura et al., p. 332.

7 Cfr. Giosuè Carducci e Annie Vivanti, Addio caro Orco: Lettere e Ricordi (1889–1906) (Milano: Feltrinelli, 2004), pp. 247–48.

8 Su Dante come padre, profeta e simbolo della nazione italiana rimando a Erminia Irace, Itale glorie (Bologna: Il Mulino, 2003); Thies Schulze, Dante Alighieri als nationales Symbol Italiens (1793–1915) (Tübingen: Max Niemeyer, 2005); Gian Mario Cazzaniga, Dante profeta dell’Unità d’Italia, Storia d’Italia. Annali 25 (Torino: Einaudi, 2010), pp. 457–475; Sarah Finn, ‘Padre della nazione italiana’: Dante Alighieri and the Construction of the Italian Nation, 1800–1945, tesi di dottorato, 2019, University of Western Australia, Enrico Ghidetti e Elisabetta Benucci (eds.), Culto e mito di Dante dal Risorgimento all’Unità. Atti del Convegno di studi, Firenze, Società dantesca italiana, 23–24 novembre 2011 (Firenze, RM Print Editore, 2012); Alfredo Cottignoli, ‘La Bibbia degli Italiani’. Dante e la ‘Commedia’ dal Trecento a oggi (Ravenna: Pozzi, 2021); Fulvio Conti, Il Sommo Italiano: Dante e L’identità Della Nazione (Roma: Carrocci, 2021). Per una nuova trattazione dei rapporti tra Dante e l’identità nazione italiana a partire dal processo unitario rimando al progetto monografico di Tristan Kay The Poet and the Nation: Dante and the Idea of Italy.

9 Federica Coluzzi, Dante Beyond Influence: Rethinking Reception in Victorian Literary Culture (Manchester: Manchester University Press, 2021), p. 158.

10 Faccio riferimento all’edizione critica del Witte del 1862 e alle Contributions to the Textual Criticism of the Divina Commedia di Edward Moore (1889). A tale proposito, Fournier-Finocchiaro segnala che ‘Carducci critique le retard italien dans l’établissement d’une édition critique de la Comédie, notamment par rapport à Londres et Berlin’ (Laura Fournier-Finocchiaro, Le culte de Dante dans l’Italie postunitaire in Levillain, Henriette, Dante et ses lecteurs (du Moyen âge au XXe siècle) (Poitiers: La Licorne, 2001), pp. 65–77, p. 67). Colgo qui occasione per ringraziare Laura Fournier-Finocchiaro per avermi fatto gentilmente e prontamente pervenire il suo contributo sul culto di Dante nell’Italia postunitaria.

11 Pietro Mugna, ‘Dante Alighieri in Germania’, Giornale Caffè Pedrocchi, II.40 (3 ottobre 1847), 335–37, p. 335.

12 L’articolo è, Dante oblige, preceduto dall’epigrafe ‘Tutti l’ammiran, tutti onor gli fanno’ (da Inferno IV).

13 Insistendo sul ritardo italiano, Mugna afferma che ‘[q]uesto gran fare e studiare degli stranieri anche intorno alle cose nostre ci dee essere di emulazione e d’incitamento’ (Mugna, ‘Dante Alighieri in Germania’, p. 337). Quasi un secolo dopo Dionisotti lamenterà esplicitamente ‘l’esilità fino al tardo Ottocento del contributo italiano agli studi propriamente storici […] su Dante’ e la ‘subordinazione di tale contributo alle direttive e ricerche di studiosi stranieri’ (pp. 577–78).

14 Mugna, p. 336. Mugna avrebbe poi dedicato un intero saggio ai rapporti tra Dante e la nazione tedesca: Dante Allighieri in Germania (Padova: Prosperini,1869). Sulla presenza di Dante in Germania nell’Ottocento vedi Werner P. Friederich, Dante’s Fame Abroad 1350–1850 (Chapel Hill, NC: University of North Carolina Press, 1950), pp. 384–440; Eva Hölter, ‘Dante’s Long Road to the German Library: Literary Reception from Early Romanticism Until the Late Nineteenth Century’, in Aida Audeh and Nick Havely (eds.), Dante in the Long Nineteenth Century: Nationality, Identity, and Appropriation (Oxford: Oxford University Press, 2012), pp. 225–47; Alfred Noe, ‘Dante Alighieri and German Romanticism’, in Nick Havely, Jonathan Katz, and Richard Cooper, (eds.) Dante Beyond Borders: Contexts and Reception (Cambridge: Legenda, 2021), pp. 228–39; and Karl Philipp Ellerbrock, ‘Dante’s Presence in Weimar around 1800’, in Havely, Katz, and Cooper (eds.), Dante Beyond Borders, pp. 240–51.

15 Come scrive Caesar, ‘the nineteenth century is the “century of Dante”’ (Michael Caesar, Dante: The Critical Heritage (London: Routledge, 1989), p. 56).

16 Il primo saggio che Schlegel dedica alla Divina Commedia è del 1791; secondo Caesar è a quella data che risale ‘the emergence of a strong German interest in Dante’ (Caesar, p. 50). Come riporta Havely, Schlegel individua in Dante ‘the first great Romantic poet’ (Nick Havely, Introduction in Nick Havely (eds.), Dante in the Nineteenth Century. Reception, Canonicity, Popularization (Bern and Oxford: Peter Lang, 2011), p. 2.

17 Arturo Farinelli, Dante in Spagna-Francia-Inghilterra-Germania (Dante e Goethe) (Torino: Bocca, 1922), p. 23.

18 Giovanni Andrea Scartazzini, Dante in Germania (Milano: Hoepli, 1881–1883), I–II, I, p. 4. I periodi sono, in ordine cronologico: ‘I primordj’ (1300–1824), ‘Il profondarsi nell’intelligenza di Dante’ (1824–1850), ‘Il predominio della Storia e filologia’ (1850–1864); ‘L’entusiasmo dantesco’ (1865) – si noti che ‘[l]’anno del Centenario, cioè il sessantacinque; forma solo il quarto periodo’ (Scartazzini, Dante in Germania, I, p. 6); ‘L’assiduità letteraria’ (1865–1876).

19 Scartazzini, Dante in Germania, I, p. 5.

20 Paul diventerà il direttore di prestigiose riviste letterarie e autore di opere teatrali e racconti, mentre Rudolph, sebbene perseguirà la carriera diplomatica, continuerà a frequentare assiduamente i salotti letterari di tutta Europa, divenendo autore di una cospicua produzione letteraria.

21 Caesar, p. 61. Purtroppo, non mi è stato dato di trovare materiale d’archivio sullo sviluppo del ‘dantismo’ di Vivanti-Lindau.

22 Carlo Bartsch, ‘La vita della donna Italiana nel secolo di Dante’, Nord e Süd. Rivista tedesca mensile diretta da Paolo Lindau, X.30, (settembre 1879), Breslavia, Schottlaender, pp. 352–65; Giovanni Andrea Scartazzini, ‘La moglie di un gran poeta (Gemma donati)’, Gegenwart. Rivista settimanale di letteratura, Arte e Vita diretta da Paolo Lindau, XV.8–9, (1879), Berlino, Stilke, pp. 121–23, 135–38. Un altro contributo critico su Dante accolto da Paul Lindau nel suo periodico Nord e Süd è quello di Paul Heyse: ‘Eine Dante-Lectüre. Charakterbild in einem Act’. Nord e Süd, XXXVIII (luglio 1886) Breslavia, Schottlaender, pp. 77–96.

23 Scartazzini, Dante in Germania, I, p. 285.

24 Tra il febbraio del 1865 e l’ottobre del 1872, Jenny intervista una serie di figure gravitanti attorno alla famiglia Marx, tra cui Anselmo, Anna e una certa Lulu Vivanti, identificata come sorella o figlia di Anselmo. Nel questionario di Anna, datato 11 Ottobre 1870, il nome di Dante è assente e compare più volte quello di Goethe: ‘<If you could> With whom would you like to change your identity?: With Goethe’s; Where would you like to live: In no place always; Favorite author: Goethe; poet: Goethe’ (in Ōmura et al., p. 333). Carducci ricorda come Vivanti-Lindau insegnasse alla piccola Annie versi del Pescatore di Goethe (Carducci, ‘Liriche di Annie Vivanti’, p. 748).

25 Cfr. Paul Friederich Werner, Dante’s Fame Abroad. 1350–1850 (Roma: Edizioni di Storia e Letteratura, 1950), p. 450.

26 Cfr. Ernesto Guidorizzi, ‘Goethe e Dante (Con Il Saggio Di Goethe Su Dante)’, Lettere Italiane, 42.3 (1990), pp. 414–29.

27 Mario Apollonio, Dante. Storia della ‘Commedia’ (Milano: Vallardi, 1954), vol. 2, p. 1243.

28 Caesar, p. 50.

29 Nick Havely, Dante’s British Public (Oxford: Oxford University Press, 2014), p. 128. A proposito dell’adozione di Dante come alter-ego di Foscolo in quanto figura di esiliato per eccellenza, Havely ricorda come ‘[w]hilst on the run, as a wounded soldier of the Italian national Guard in 1799, Foscolo […] had himself taken the name of “Lorenzo Alighieri”’ (Havely, Dante’s British Public, p. 130).

30 Nick Havely and Francesca Franciosa, Exile, Language and History in Foscolo’s Articles on Dante, in Nick Havely (ed.), Dante in the Nineteenth Century. Reception, Canonicity, Popularization (Bern and Oxford: Peter Lang, 2011), pp. 55–74, p. 56. Vedi Havely (ed.), Dante in the Nineteenth Century. Reception, Canonicity, Popularization, sulle tappe del processo di questa promozione, includente anche delle lectures pubbliche a pagamento.

31 Jossa fa riferimento al ‘process of “deliterarization” in favour of a process of “politicization”’ che interessa Dante nell’Ottocento (Jossa, Stefano, ‘Politics vs. Literature: The Myth of Dante and the Italian National Identity’ in Audeh and Havely (eds.), Dante in the Long Nineteenth Century, pp. 30–50, p. 31.

32 Caesar, p. 63.

33 Maurizio Isabella, ‘Exile and Nationalism: The Case of the Risorgimento’, European History Quarterly, 36 (2006), pp. 493–520, p. 498.

34 Caesar segnala come passaggi dell’opera dantesca sensibili alla tematica dell’esilio, quali quelli nella Lettera all’amico fiorentino, erano ‘beloved too of non-Italian exiles, Karl Marx and Heinrich Heine among others’ (p. 64).

35 Havely, Dante’s British Public, p. 132.

36 Citato in ivi, p. 132.

37 Jossa, p. 31. Va specificato che tra gli italiani, Dante veniva preso ad esempio sia dalla corrente ghibellina (vedi Foscolo, Mazzini, Settembrini) che da quella guelfa (da Gioberti a Giuliani), che trovavano così, come sottolinea Tobia, ‘un punto in comune […] nella concordanza di un mito letterario e politico’, di una ‘figura emblematica della storia d’Italia, riassuntiva dei suoi caratteri distintivi’ (Bruno Tobia, ‘La statuaria dantesca nell’Italia liberale: tradizione, identità e culto nazionale’, Mélanges de l’École Française de Rome. Italie et Méditerranée, 109.1 (1997), pp. 75–87, p. 75; vedi anche Bruno Tobia, Le feste dantesche di Firenze del 1865 in Eugenia Querci, Dante vittorioso: Il mito di Dante nell’Ottocento (Torino, New York: Umberto Allemandi, 2011), pp. 31–34). Dionisotti rimarca, in termini ancora più generali, come il mito dantesco ‘contribuì potentemente a reprimere e restringere nei limiti della lotta politica lo spirito di parte degli Italiani’, come ‘puristi e antipuristi, classicisti e romantici, cristiani e miscredenti, reazionari e liberali, neoguelfi e neoghibellini mirabilmente si incontravano e accordavano nel culto di Dante’ (Carlo Dionisotti, Varia fortuna di Dante in Geografia e storia della letteratura italiana (Torino: Einaudi, [1967]) EBook, pp. 556–666, p. 610).

38 Havely, Dante’s British Public, p. 147.

39 Anne Isba, Gladstone and Dante: Victorian Statesman, Medieval Poet (London: Royal Historical Society, 2006), p. 2. Sul rapporto Gladstone-Dante vedi anche Coluzzi, Dante beyond Influence Rethinking Reception in Victorian Literary Culture (Manchester: Manchester University Press, 2021).

40 Ivi, p. 3.

41 Havely, Dante’s British Public, p. 187.

42 Nel questionario di Anselmo, datato dopo il 1868 e includente un suo ritratto, si legge, tra le varie cose, ‘your chief characteristic: perseverance; idea of happyiness: Dolce far niente; prose writer: Macaulay; poet: Dante; maxim: Deeds not words; motto: What you can do to-day, do not put off till to-morrow‘ (in Ōmura et al., p. 321).

43 È significativo che questo italiano che ‘interpretò i sentimenti degli Italiani dimoranti a Londra’ (Michele Rosi, ‘Le ceneri di Ugo Foscolo in Santa Croce’, Archivio Storico Italiano, 50.268 (1913), pp. 280–313, p. 301) fu tra coloro che nel 1871 si occuparono del trasferimento da Londra a Firenze del feretro di colui che, tra i primi, aveva diffuso il verbo dantesco nell’Inghilterra vittoriana: Foscolo. Sul discorso pronunciato da Vivanti in occasione del trasferimento delle spoglie di Foscolo vedi Rosi.

44 Isba scrive che ‘[t]hroughout the nineteenth century Dante was a popular image in Britain […] particularly for the Pre-Raphaelites and especially in the context of the Risorgimento’ (p. 3). Le due visioni potevano scontrarsi: Sarti ricorda come la prima esegesi alla Commedia di Gabriele Rossetti, datata 1826–1827, fu contestata da Panizzi per il suo ‘approccio esoterico’ e come il mito dantesco sia stato vissuto dal figlio Gabriel Rossetti come ‘una necessità profonda di natura psichica’ (Maria Giovanna Sarti, ‘Gabriele Rossetti e la dantefilia tra Italia e Inghilterra’ in Querci, pp. 81–90; p. 82; p. 86) – sul dialogo tra Dante e il pittore preraffaellita rimando a Fabio Camilletti, Ninfa fiorentina: The Falling of Beatrice from Florence to Modern Metropolis in Nick Havely (eds.), Dante in the Nineteenth Century. Reception, Canonicity, Popularization, pp. 117–35; Fabio Camilletti, The Portrait of Beatrice. Dante, D. G. Rossetti, and the Imaginary Lady (Notre Dame: University of Notre Dame Press, 2019); e Paolo De Ventura, La leggenda di Rossetti e la voce di Dante (Lanciano: Carabba, 2021). È interessante notare che entrambi i miti danteschi facciano capo a esuli italiani trasferitisi in Inghilterra.

45 Scartazzini indica che tra il 1850 e il 1864, ‘la Germania incominciò a contrastare il primato nella scienza dantesca a tutte le altre nazioni, non esclusa la stessa Italia’ (Dante in Germania, I, p. 6); lo stesso può dirsi, soprattutto a livello di ricezione popolare, dell’Inghilterra.

46 Sulla questione dell’‘italofilia’ vedi Elena Bacchin, Italofilia: Opinione pubblica britannica e Risorgimento italiano (Torino: Istituto per la Storia del Risorgimento italiano, 2014).

47 Caesar dichiara che ‘[b]y the middle of the century, Dante was a best-selling author, and one so established that publishers could count on making a steady return on the publication of his works’ (p. 66).

48 Rossella Bonfatti, ‘Performing Dante or Building the Nation? The Divine Comedy between Dramaturgy of Exile and Public Festivities’, Mediaevalia, 38 (2017), pp. 37–67, p. 39.

49 Anne Laurence, Exploiting Dante: Dante and his Women Popularizers, 1850–1910 in Nick Havely, (eds.), Dante in the Nineteenth Century. Reception, Canonicity, Popularization (Bern and Oxford: Peter Lang, 2011), pp. 281–301, p. 281.

50 Coluzzi, Dante beyond Influence, p. 8.

51 Bonfatti, p. 40. Bonfatti insiste sull’‘important process of cultural mediation carried out by exiles, combining philological and academic interest with the popularization of Dante’s work’, segnalando, in particolare, le celebri dantate dell’attore e patriota Gustavo Modena, performances, va sottolineato, caratterizzate da ‘anticlerical accentuations’ (p. 40).

52 Laurence, p. 281.

53 Coluzzi, Dante beyond Influence, p. 11.

54 ‘Allg. Ztg, – In letzterer mache ich Dich auf einen interessanten Aufsatz über Danteaufmerksam. Dein Dante- und Virgillesen mit Frau Vivanti macht mir große Freude. Empfiehl mich der verehrten Frau recht sehr. Stuttgart, 2. Dezember 1868’ (Freiligrath, Ferdinand e Freiligrath, Ida Melos (Frau), Freiligrath-Briefe (Stuttgart: J. G. Cotta’sche Buchhandlung Nachfolger, 1910), p. 166). Secondo quanto riporta Werner, Ferdinand Freiligrath è, come Vivanti-Lindau, un ‘great admirer of Dante’ (p. 481).

55 Laurence, p. 282.

56 Barbara Dawes, La Rivoluzione Turistica: Thomas Cook e il Turismo Inglese in Italia nel XIX secolo (Napoli: Edizioni Scientifiche Italiane, 2003), p. 18. Per la rivoluzione turistica che interessò gli anni centrali dell’Ottocento rimando a Dawes, Dieter Richter, Napoli cosmopolita. Viaggiatori e comunità straniere nell’Ottocento (Napoli: Electa, 2002) e John Pemble, The Mediterranean Passion (London: Faber and Faber, 2015). Per l’impatto e l’influenza che questa rivoluzione ebbe sul viaggio dei Vivanti rimando a Clemente.

57 Cfr. Christoph Lehner, Depicting Dante in Anglo-Italian Literary and Visual Arts. Allegory, Authority and Authenticity (Newcastle upon Tyne: Cambridge Scholars Publishing, 2017), pp. 114–115 e Isba, p. 26.

58 E, come tiene a specificare Vivanti-Lindau, i coniugi Vivanti sono dei ‘first class passengers’ (Anna Vivanti-Lindau, A Journey to Crete, Costantinople, Naples and Florence. Three Months Abroad (London, 1865), p. 42.

59 Lehner, p. 126.

60 Ivi. Sul sasso vedi Smith, Graham, The Stone of Dante and later Florentine celebrations of the poet (Firenze: Olschki, 2000) and Graham Smith, ‘The Holy Stone where Dante Sat: Memory and Oblivion’, in Audeh and Havely, Dante in the Long Nineteenth Century, pp. 89–110; sul più generale contesto monumentale fiorentino ottocentesco vedi Anne O’Connor, Florence: City and Memory in the Nineteenth Century (Firenze: Città di Vita, 2008).

61 Facendo riferimento a Moe e alla sua tesi per cui ‘the Grand Tourists’ description of Italy determined the ways in which Italians defined themselves in the long nineteenth century’, O’Connor individua nel monumento dantesco in Santa Croce del 1830 uno degli esempi attraverso cui ‘the outsiders’ gaze had an influence on local perceptions’ by ‘provoking and encouraging […] interest in Dante’ (Anne O’Connor, ‘Dante Alighieri – from Absence to Stony Presence: Building Memories in Nineteenth-Century Florence’, Italian Studies, 67.3 (2012), pp. 307–35; pp. 315, 335.

62 Come nota Isba, la scoperta fu fatta da un anglo-fiorentino, Seymour Kirkup, e per questo ‘helped to increase interest in Dante in the Anglo-Saxon world in particular’ (p. 26). Dante Gabriel Rossetti, per esempio, realizza un dipinto in cui Giotto disegna Dante. Sulla scoperta di Kirkup vedi Maria Grazia Proli, ‘Seymour Stocker Kirkup un pittore inglese a Firenze e il mito di Dante’, Nuova Antologia, 617.3, 2279, (2016), pp. 372–880.

63 Lehner, p. 126.

64 Ivi, p. 127.

65 Isba, p. 44.

66 Vivanti-Lindau, A Journey to Crete, p. 1.

67 Per un approfondimento sulla sosta napoletana del viaggio dei Vivanti rimando a Clemente.

68 Chapter I ‘From London to Crete’; chapter II ‘Crete, or the Enchanted Island’, chapter III ‘Constantinople, chapter IV ‘From Constantinople to Florence’.

69 Il titolo è seguito dall’epigrafe dantesca ‘Del bel paese la dove il sì suona’ (Vivanti-Lindau, A Journey to Crete, p. 157).

70 Ivi, p. 155.

71 Ivi, p. 156.

72 Ivi, p. 157.

73 ‘Although rather averse to early rising in England, it cost me no effort here. The thought of going to Florence roused me’ (ibidem).

74 Caesar, p. 70.

75 Cfr. Bonfatti, p. 37; Mary Bradford Whiting, ‘The Dante Sexcentenary of 1865’, Music & Letters, 2.2 (1921), pp. 172–82, p. 172.

76 Gustavo Strafforello, ‘La festa secolare di Schiller’, Rivista contemporanea, 18.7 (1859), pp. 438–44, p. 444, citato in Fulvio Conti, Italia immaginata. Sentimenti, memorie e politica fra Otto e Novecento (Pisa: Pacini, 2017), p. 91. Di Conti vedi anche Conti, Fulvio, ‘Maggio 1865: Firenze capitale e l’Italia celebrano Dante a 600 anni dalla nascita’, Portale Storia di Firenze, Maggio 2015, http://www.storiadifirenze.org/?temadelmese=maggio-1865-firenze-capitale-e-italia-celebrano-dante-a-600-anni-dalla-nascita e Conti, Fulvio, ‘L’inaugurazione simbolica di Firenze capitale: il monumento a Dante in piazza Santa Croce’ in Rogari, Sandro (ed.), Questioni nazionali e questioni locali nell’anno di Firenze capitale, Atti del convegno di studi, Firenze, 29–30 ottobre 2015 (Firenze: Polistampa, 2016), pp. 69–81. Sui centenari danteschi vedi Rajna, Pio, ‘I centenari danteschi passati e il centenario presente’, Nuova Antologia, fasc. 1179 (1° maggio, 1921), pp. 3–23.

77 Caesar, p. 70.

78 Dionisotti, p. 611.

79 Conti, Italia immaginata, p. 90.

80 Dionisotti, p. 625.

81 Vivanti-Lindau, A Journey to Crete, pp. 157–58. Si noti il riferimento alla ‘honeymoon-love’, calzante se consideriamo che i coniugi Vivanti si trovavano proprio in un viaggio di luna di miele.

82 Francesco Candiani, L’inferno di Dante esposto in dialetto milanese (Milano: Candiani, 1860), p. VI.

83 Ivi, pp. VI–VII.

84 Fulvio Conti, Il Sommo Italiano, p. 64.

85 Citato in ibidem.

86 Fournier-Finocchiaro, p. 70.

87 ‘Had the anniversary happened in December or January, where could the flowers have come from, and the glory of the golden sunshine round Dante’s statue. A pelting rain might easily have damped the enthusiasm of his countrymen, as it would most certainly have spoiled the pretty bonnets of his fair compatriots, that made so nice a show in seats round the Piazza Santa Croce’ (Vivanti-Lindau, A Journey to Crete, pp. 158–59).

88 Ivi, pp. 158–62.

89 Ivi, p. 163.

90 Ivi, p. 164.

91 Ibidem.

92 Il riferimento alla citazione è errato da parte di Vivanti Lindau: questi e i versi successivi non appartengono a Purgatorio, Canto 26, ma Purgatorio, Canto 16.

93 Ivi, pp. 164–66.

94 Alison Milbank, Dante and the Victorians (Manchester: Manchester University Press, 1998), p. 4.

95 Henry Francis Cary, The Vision; or Hell, Purgatory, and Paradise, of Dante Alighieri (London: Barfield, 1814), 3 voll. La versione letta da Vivanti-Lindau è presumibilmente quella edita nel 1850.

96 Caesar, p. 53.

97 Milbank, p. 40. Sul Dante di Cary vedi anche Edoardo Crisafulli, The Vision of Dante: Cary’s Translation of the Divine Comedy (Harborough: Troubador, 2003).

98 Vivanti-Lindau, A Journey to Crete, p.167. Tra tali donne Vivanti-Lindau identifica, in particolare, l’attrice Adelaide Ristori, ‘who walked along with the grace and dignity of a queen’ (ibidem).

99 Ibidem. Al corteo parteciparono complessivamente ‘rappresentanti di 543 municipi, 31 consigli provinciali, 107 accademie e atenei, 155 scuole di vario genere, 184 società operaie di mutuo soccorso e fratellanze artigiane, e di decine di altre istituzioni, accompagnati da bande musicali e da 15 corpi della Guardia nazionale.’ (Conti, Il Sommo Italiano, p.61).

100 Vivanti-Lindau, A Journey to Crete, p. 167.

101 Ivi, p. 168.

102 Ibidem.

103 Ibidem.

104 Conti, Italia immaginata, p. 93.

105 Conti, Il Sommo Italiano, p. 65.

106 Tobia, p. 79.

107 Fournier-Finocchiaro, p. 71.

108 Vivanti-Lindau, A Journey to Crete, p. 169.

109 Vivanti-Lindau, A Journey to Crete, p. 169.

110 ‘[U]na soluzione di ripiego’ che finì per essere ‘il solo omaggio di natura architettonica e monumentale realizzato a Firenze nel 1865’ (Conti, Il Sommo Italiano, p. 54).

111 Tobia, p. 76.

112 Cfr. Fournier-Finocchiaro, p. 71 e Conti, Italia immaginata, p. 92; Conti, Il Sommo Italiano, p. 61.

113 Fournier-Finocchiaro, p. 70.

114 Vivanti-Lindau, A Journey to Crete, p. 169.

115 Il conte Cambray-Digny celebrava in Dante ‘the first Italian man of letters to write in the vernacular’, acclamandolo ‘as the giver of a common tongue to disunited Italy, a gift which carried with it the spirit of a common nationality’: Dante non stava venedo onorato soltanto come poeta e filosofo, ‘but as the prime mover of the Risorgimento’ (Bradford Whiting, p. 174).

116 Vivanti-Lindau, A Journey to Crete, p. 170.

117 Ibidem.

118 Ibidem.

119 Conti, Il Sommo Italiano, p. 61.

120 Caesar osserva che ‘the stage (Piazza Santa Croce) was set for a ritualistic enactment of centralism: all eyes focused on the king, the statue rising totemically from the middle of the theatrical space, and the shining blade presented to the sovereign’ (p. 72). Sulla creazione di Garibaldi come ‘eroe’ vedi Lucy Riall, Garibaldi: Invention of a Hero (New Haven: Yale University Press, 2008).

121 Conti, Il Sommo Italiano, p. 65.

122 Ivi, p. 66.

123 Harry William Rudman, Italian Nationalism and English Letters (London: George Allen & Unwin LTD, 1940), p. 290.

124 Ivi, pp. 290, 302.

125 A seguito della quale, Elizabeth Barrett Browning scrisse: ‘We are all talking and dreaming Garibaldi just now in great anxiety. […] All modern heroes grow pale before him’ (citato in Ivi, p. 297).

126 Ivi, p. 308.

127 Sebbene dichiarò di recarvisi per consulti medici, il motivo che spinse l’eroe dei Mille a raggiungere le coste inglesi fu per convincere la regina a supportare, finanziariamente, la guerra dell’Italia contro l’Austria, e quindi, l’annessione di Venezia al regno neonato – ‘It was therefore neither his health nor the pleasures of adulation which took him to the British Isles, but rather the cause of Italian unity’ (Ivi, p. 319).

128 Conti, Il Sommo Italiano, p.66. Sulla visita di Garibaldi a Londra vedi Herzen, Aleksandr, Garibaldi a Londra, (Milano: Universale Economica, 1950) e Riall, Garibaldi: Invention of a Hero, pp. 330–44.

129 John Forster Forster, Leigh Hunt, e Albany William Fonblanque, ‘Garibaldi in London’, Examiner, 2933 (16 Aprile, 1864), pp. 248–49, p. 248.

130 Ibidem.

131 Si noti il possessivo riferito alla città inglese come se Garibaldi fosse eroe nazionale per l’Inghilterra.

132 Rudman, p. 321.

133 Ivi, p. 323.

134 Va detto che l’eroe risorgimentale non mancò di visitare la tomba dell’altro illustre patriota ed esiliato che lo precedette, Foscolo.

135 Tobia, p. 75.

136 Citato in Forster et al., p. 249. Insistendo sull’entusiasmo senza pari riservato da Londra all’eroe garibaldino, Rudman scrive che gli operai inglesi, in particolare ‘had given way, without reserve, to one of the greatest outbursts of delirious enthusiasm which England was ever to know’ (p. 322).

137 Forster et al., p. 248.

138 Citato in Milbank, p. 40.

139 Già Foscolo aveva intrattenuto il pubblico inglese con lectures su Dante, ma si trattava di un pubblico pagante selezionato. Le Barlow Lectures, inaugurate nel 1876 presso la University College di Londra, inaugurarono un’accessibilità sconosciuta a un certo tipo di divulgazione di Dante in inghilterra, stabilendo la rimozione della tassa d’iscrizione e la possibilità che entrambi i sessi partecipino alle lezioni. Cfr. Federica Coluzzi, ‘Dante in the Lecture Room: For a (Social) History of Teaching Dante in Nineteenth-century Britain’, Dante Studies, 137 (2019), 138–50, p. 143.

140 Va comunque detto che non mancarono italiani residenti sul territorio italiano che promossero Garibaldi come il vero mastro del risorgimento, favorendone l’identificazione con la figura di Dante. Tra questi il già menzionato Candiani, la cui traduzione dell’Inferno in milanese è significativamente dedicata a Garibaldi. Così si esprime nell’introduzione alla sua opera il traduttore dialettale: ‘Dante e Garibaldi! – Forse i due più grandi uomini che l’Italia abbia generato; due nomi, che l’antichità avrebbe divinizzato. A quello il pensiero, a questo l’esecuzione. Se Pitagora ancor fosse, direbbe che l’anima del primo nel secondo trapassò’. Or dunque a chi altri fuori che all’uomo integerrimo delle battaglie del popolo, la più viva incarnazione dell’Indipendenza Italiana, potev’io consacrare questo mio lavoro, che nel dialetto della città delle cinque giornate traduce l’anima di Dante, di cui è splendido riflesso l’Eroe Italiano?’ (Candiani, p. VIII).

141 Henry Clark Barlow, ‘Garibaldi the Veltro of Dante’, Athenaeum, 1738 (16 feb. 1861), pp. 230–31.

142 Ibidem.

143 Henry Clark Barlow, The Sixth Centenary Festivals of Dante Allighieri in Florence and Ravenna (London: Williams and Norgate, 1866), p. 37.

144 Vivanti-Lindau, A Journey to Crete, pp. 170–71.

145 Ivi, p. 171.

146 Ivi, p. 174.

147 Ibidem.

148 Ibidem.

149 Vivanti-Lindau, A Journey to Crete, p. 175.

150 Ivi, pp. 175–76.

151 Ivi, p. 176.

152 Tornando a Garibaldi, si può dire che alla spada ricevuta da Vittorio Emanuele durante il seicentenario fa da contraltare significativo quella che l’eroe del risorgimento ricevette dagli italiani residenti a Londra in occasione della sua venuta nella capitale inglese. Cfr. Conti, Il Sommo Italiano, p. 65; Rudman, p. 324.

153 Vivanti-Lindau, A Journey to Crete, p. 176.

154 Bonfatti, p. 49.

155 Vivanti-Lindau, A Journey to Crete, pp.176–77. Vivanti-Lindau doveva essersi ben ambientata nella cultura vittoriana, marcata di ipocrisia, se confessa subito dopo questo giudicio che lei stessa ‘went […] to look at these things whenever […] not too tired to do so’ (ivi, p. 177).

156 Conti, Il Sommo Italiano, p. 58.

157 Citato in ibidem.

158 Vivanti-Lindau, A Journey to Crete, p. 179.

159 Ivi, pp. 179–80. E questo non per meriti particolari degli attori italiani, su cui la letterata tedesa si esprime nei seguenti termini: ‘They are considered the first actors in Italy, but I cannot say that they pleased me’ (ivi, p. 181).

160 Vedi Michael Caesar, and Nick Havely, ‘Politics and Performance: Gustavo Modena’s dantate’, in Audeh and Havely (eds.), Dante in the Long Nineteenth Century, pp. 111–38, pp. 131–35.

161 Ivi, p. 180.

162 Caesar and Havely, p. 181.

163 Ibidem.

164 Caesar and Havely, p. 139.

165 Ivi, p. 140. Vivanti-Lindau si riferisce erroneamente al personaggio dantesco chiamandolo Farinato e non Farinata.

166 La citazione è senza riferimento poiché si tratta di una citazione orale che ho trascritto in occasione di un seminario dal titolo ‘Dante and the Idea of Italy’ che Kay ha tenuto a Oxford il 22 novembre 2021 e che ho avuto il piacere di ascoltare.

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This work was supported by the Arts and Humanities Research Council.